Smart Working & wellbeing con Paolo Palumbo

Smart Working & Wellbeing con Paolo Palumbo

Lo smart working e il benessere sul lavoro sono tematiche estremamente connesse.

Qual è lo stato del wellbeing sul lavoro in Italia? Come la flessibilità dello smart working può aiutare le persone a sentirsi più felici?

Ne abbiamo parlato con Paolo Palumbo, Partner Network Manager & Acquisition @Jointly.

Di seguito ti lasciamo l’intervista completa. Buona lettura!

Ti va di presentarti brevemente e di raccontarci di cosa si occupa la tua realtà?

Sono Paolo Palumbo, Partner Network Manager & Acquisition di Jointly il welfare condiviso.

Un lavoro che reputo speciale perché aiutiamo le persone a stare bene e lo facciamo accompagnando le aziende a capire i bisogni dei propri collaboratori e a scegliere le risposte più utili ed efficaci per venirgli incontro.  

Quali servizi offrite e a chi vi rivolgete? 

Dal 2014 Jointly co-progetta piani di welfare di ampio respiro che vanno al di là dell’immediata efficienza fiscale e delle mura dell’ufficio, per incidere in maniera positiva sul benessere delle persone, dell’organizzazione e sull’ecosistema del territorio di riferimento. 

Proprio per questo dal 2021 Jointly è diventata una società benefit.

In particolare, Jointly è specializzata nell’offerta integrata di servizi di Welfare e Corporate Wellbeing, per favorire il benessere e l’engagement delle persone nelle organizzazioni: pensare al benessere dei propri dipendenti è ora più che mai una scelta strategica funzionale alle sfide di business; employee engagement e retention sono diventate non solo cruciali per le Risorse Umane, ma leve strategiche di competitività e crescita per ogni azienda.

L’obiettivo è implementare soluzioni di Corporate Wellbeing efficaci, che generano il massimo di ritorno in termini di soddisfazione, engagement, capacità di attraction e retention delle persone. 

Per fare questo, Jointly affianca alla piattaforma le advisory solutions. grazie a un team di professionisti esperti con competenze interfunzionali e un forte background in HR e dinamiche organizzative in grado di supportare il cliente nel (ri)definire una strategia di corporate wellbeing, migliorare la capacità di generare engagement attraverso i programmi di wellbeing e di rendicontare l’impatto dei propri progetti.

Infine, ma non da ultimo, Jointly misura e rendiconta l’impatto delle soluzioni che offre in termini di outcome sul benessere delle persone, dell’organizzazione e della società.

Quale è lo scenario del wellbeing nel mondo del lavoro in Italia oggi?

La pandemia prima e la guerra ora hanno radicalmente cambiato il mondo del lavoro.

Oggi assistiamo, soprattutto tra i giovani, al fenomeno delle great resignation, o dimissioni di massa, e del quiet quitting. 

Finito il modello “always on”, le persone cercano un senso in quello che fanno e non sono disposte a sacrificare né i propri valori né tutto il proprio tempo solo per l’aspetto professionale. 

Questi cambiamenti implicano un’attenzione sempre più forte da parte delle aziende per le persone e il loro benessere, a 360°: per attirare e non perdere talenti, bisogna farli star bene all’interno dell’organizzazione. 

In base all’ultima ricerca Adecco “Global Workforce of the Future” a livello globale circa un terzo (27%) dei lavoratori cercherà di cambiare lavoro nei prossimi 12 mesi, una “rivoluzione” che ha investito anche l’Italia.

Le dimissioni nel nostro paese sono aumentate del 31% nel primo semestre 2022 (1,1 milioni di persone), in base ai dati del Ministero del Lavoro. 

Numeri alla mano, Microsoft in una ricerca condotta su oltre 20 mila persone in 11 paesi dimostra come benessere e crescita personale siano le due leve più importanti per -“ri-assumere” , ingaggiare di nuovo e motivare i propri collaboratori.

Nelle aziende dove si rimette al centro questo, con un dialogo basato su rispetto e fiducia, come documenta anche l’indagine “Hope and Fairs” di Pwc – si riduce significativamente la voglia di cambiare e aumenta invece l’ingaggio e la “fedeltà all’azienda”.

Perché avete inserito Creative Harbour all’interno della vostra offerta?

Quello che ci ha colpiti è la mission: “Esperienze trasformative e formazione innovativa per allenarsi al cambiamento e diventare i lavoratori digitali del futuro.”

Infatti, Creative Harbour propone sul nostro portale, esperienze di Co-living e Co-working con altri professionisti all’interno dei Harbour dislocati in Italia e in Europa per vivere e lavorare da remoto.

Abbiamo avviato questa partnership per dare l’opportunità ai dipendenti delle nostre aziende clienti di vivere lo smart working come un’opportunità di crescita e non una semplice opzione. 

Perché c’è molta affinità con noi di Jointly che crediamo nel valore sociale del welfare come risorsa di sviluppo per le persone, per i propri cari e per i territori dove siamo, in un’ottica di scambio e confronto. 

Un impegno e un’ambizione in linea con la vostra, con l’obiettivo di aiutare le persone a crescere come professionisti e a migliorare il proprio stile di vita. 

C’è correlazione secondo te tra flessibilità / lavoro smart e benessere? 

Sì, c’è senz’altro una correlazione nella misura in cui lo smart working non è semplicemente lavorare da casa ma cambiare l’approccio stesso al lavoro. 

Se la flessibilità vuol dire ridefinire il rapporto con il proprio capo e team sulla base della fiducia e del rispetto, con obiettivi ben definiti ma anche con l’autonomia di come e dove svolgere il lavoro per raggiungerli, allora sì, questo – dicono ormai molte ricerche – porta a un maggior benessere

Perché ognuno così è messo nelle condizioni di potersi esprimere al meglio, ritagliandosi anche spazi per sé e per le attività o le persone a cui tiene. 

Grazie mille per aver letto l’intervista!

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A presto.

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