di Alessandro Renna
Tu sei libero?
POV: il nostro retaggio culturale ci impone inconsciamente dei dogmi/regole su cui peró, abbiamo pieno potere di scelta.
Perché noi nasciamo liberi e siamo liberi di scegliere cosa è meglio per noi.
Giusto.
RI-POV: per esempio siamo liberi di scegliere chi amare e quante persone amare senza pregiudizio alcuno.
O ancora siamo liberi di pretendere un lavoro che ci soddisfi a pieno, lavorando come dove e quanto vogliamo per il giusto compenso senza essere additati come illusi sognatori.
Giusto.
Poi invece c’è la realtà in cui niente di tutto ciò è reale.
Dove una semplice regola “la mia libertà finisce dove inizia quella dell’altro” non basta.
Non so bene dove o quando, anche perché per ciascuno di noi è diverso, ma ad un certo punto ci convinciamo che va bene così.
Effettivamente le “regole” non scritte che dirigono la nostra vita sono non scritte molto bene. Tanto che appunto in diversi step del nostro percorso spegniamo l’interruttore del “ma potró fare come cazzo mi sento?” e perdiamo buona parte di quello che ci fa essere noi stessi, unici e irripetibili.
Esempi per capirci:
- Ma la fidanzatina ce l’hai a zia?
- Ma quand’è che ti sposi annonna?
- E i nipotini?
- Non puoi continuare a sognare, devi trovarti un lavoro vero.
- Devi fare l’Università altrimenti come fai a trovarti un lavoro?
- Ma trovati un lavoro in comune che almeno stai sereno.
A forza di sentire e vedere accadere questi “ovvi” passi che sono gli unici accettabili per far di te una persona degna di poter camminare su questa verde (ancora per poco) terra, ti convinci che probabilmente è la strada giusta. Te ne convinci a tal punto che rinneghi tutto quello in cui hai creduto fino a quel momento, diventando per primo, promotore del “ma è giusto così”.
Ma giusto per chi?! Chi cazzo l’ha deciso?
Anche perché se ci pensate bene, se non ci venisse vomitato subito addosso il mantra “non sognare! Sii realista, quello che vuoi tu è impossibile!” ci sarebbero molto più astronauti o ballerinə.
E a proposito di astronauti, c’è una frase del film Interstellar che ogni volta che lo guardo mi colpisce come un pugno in faccia:
“Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora, invece, lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango.”
Cooper – Interstellar

Provate a visualizzarlo in ottica personale, con “un tempo” relativo al vostro passato e “ora” relativo al vostro presente con la prospettiva sul futuro.
Voilà.
Il nostro grande problema come civiltà e come società è che non sappiamo più ascoltarci. Non ci viene insegnato, non viene dato peso alcuno al prendersi cura di sé, al capire davvero chi siamo e cosa vogliamo, a sviluppare i nostri talenti, le nostre aspirazioni.
È più importante saper fare le frazioni esponenziali e i logaritmi. Che non so voi ma a me non sono mai servite a un cazzo.
È molto più importante far vedere che sai, far vedere che sei, piuttosto che conoscere, essere veramente.
Ma l’unico modo possibile per diventare la miglior versione di sé è ascoltarsi, imparare a sentirsi profondamente, senza filtri, tu da solo in mezzo all’universo. Hai tanto da imparare da te stesso quanto dal mondo che ti circonda, quello stesso mondo pieno di rumore, che ti vuole sposato con una persona del sesso opposto ad un età decente, mi raccomando, con un buon lavoro in ufficio dalle 9 alle 18 e poi i figli, la casa di proprietà et voilà che les jeux sont fait, rien ne va plus.
Fortunatamente in cuor mio penso realmente che si possa essere, si possa diventare quello che davvero si sente nel profondo. È difficile, tremendamente difficile. Il livello di difficoltà ovviamente lo fa soprattutto il contesto sociale in cui nasci (con una grossa parentesi sulla geografia) che purtroppo, anche se nella mia testa suona assurdo, è ancora una questione di culo.
Ma di base volere è potere cari miei, e nel 2022 sulla soglia del 2023 credo profondamente che tutto sia possibile.
Già, non ho ancora smesso di sognare e piano piano sembra funzionare.
Indi per cui penso che un buon proposito per l’anno a venire sia proprio uno dei più basilari: impegnarsi a diventare liberi, liberi davvero.
E ora ti rifaccio la domanda: Tu sei libero?